ESTATE 2019

E adesso si recupera, visto che durante l'anno scolastico gli impegni di lavoro e studio (a proposito: l'esame è andato bene|!) mi hanno tenuto lontano dalle letture per piacere. Quelle di lavoro no, non sono mai mancate; ma quelle libere e di piacere hanno il gusto delle ciliege mature, magari colte di sfroso dall'albero lungo il sentiero...

Durante la lettura ho scorto un paio di errori, tra cui la morte della moglie di Dante prima del 1300. Da scartare per questo? No, l'opera vale nel suo intento divulgativo. Siamo nell'epoca che rifugge ciò che è (sembra) difficile, e si può rispondere all'eccesso di semplificazione con la volontà di avvicinare poco alla volta, in modo graduale e senza tradire il dettato originale. 

Altro esempio di come il racconto epico si possa semplificare senza svilirlo. L'ho letto d'un fiato, prima di scegliere i passi del poema che proporrò agli alunni di prima liceo. Anche qui le illustrazioni sono splendide, e ci riportano nella Grecia dell'VIII secolo a.c. e nel cuore del poema omerico. Il professor Zanetto sa riproporre la storia di Ulisse con passione e garbo, senza strafare. Un altro libro che farò adottare, senza dubbio alcuno. 

Sì, è per ragazzi, e allora? La versione del racconto epico più antico è stata raccontata con la penna della cinese Yiyun Li, scrittrice affermata che con delicatezza e bravura ripropone la narrazione di un mito che contiene già in sé tutta la storia dell'uomo. In Gilgamesh leggiamo del coraggio, della presunzione, della bellezza, dell'amicizia, della seduzione, della morte, della discesa agli inferi, del destino mortale dell'uomo, della saggezza. In una versione per lettori dal cuore giovane, qualsiasi età essi abbiano, e con le splendide illustrazioni (un piccolo racconto nel racconto) di Marco Lorenzetti. Assolutamente da far leggere ai miei prossimi alunni di prima. 

Due anni fa avevo affrontato lo stringato, ma ricco di dettagli, lavoro di Janut sulla storia dei Longobardi. Questo testo è sicuramente preferibile, e non solo perché si legge più agevolmente, tralasciando di farci venire mal di testa con nomi e cronologie da sesto grado. Infatti fornisce al lettore il respiro giusto per capire la storia di un popolo che aveva con sé il colore del Nord e la passione per il Sud, l'animo di un popolo nomade e la fascinazione per l'impero romano e bizantino. Poche date, e tutte utili per collocare nella Storia la vicenda di un popolo che divenne il nostro antenato, nostro di italiani, intendo. Interessante l'attenzione dedicata al ducato di Benevento, che dopo la conquista di Pavia da parte di Carlo Magno (744) diventa il prosecutore dello spirito longobardo al Sud, influenzando per altri 300 anni la costruzione sociale e civile di quelle terre. Ad onta di chi, Umberto Bossi e la Lega in testa, è convinto che i longobardi furono l'epopea coraggiosa padana contrapposta alla decadenza romano-bizantina del Meridione. 

Visto che sto costruendo la programmazione su Foscolo per il prossimo anno, perché non leggersi la parodia scritta da Gadda per la radio negli anni '50? Ebbene, lasciatemelo dire: l'idea poteva anche essere buona se si fosse fermato dopo quattro o cinque pagine. Il troppo stroppia, come del resto l'ingegnere della letteratura di pastiche e plurilinguismo, celebratissimo all'Università di Pavia (e in qualche altro ateneo a corto di idee); geniale nel Pasticciaccio se ne leggi trenta pagine, stucchevole e ripetitivo se vai fino in fondo. Come questo pamphlet Gadda si dichiara esplicitamente antifoscoliano, anche a ragione; ma ogni bel gioco dura poco. Godibile quando si mette in berlina la frivolezza delle conversazioni letterarie. Noioso quando ripete sempre gli stessi concetti per creare pirotecnici giochi di parole che non infiammano però il lettore. Peccato. 

Lo ammetto: le date e le battaglie non sono il mio forte. Ho comunque voluto leggere quest'opera del prof. Barbero per avere qualche freccia in più (è il caso di dirlo) quando sfoglio i manuali di storia che tra il 1300 e il 1789 sembrano lasciare poco spazio alle idee e molto alle battaglie. 

Qualche idea me la sono portata a casa. Ovviamente per parlare meno di guerra e più di concetti. 

Il racconto è breve e lo stile riecheggia i grandi russi senza costruire un intreccio ponderoso e ramificato. Basta così, però: la vicenda trattiene lo sguardo sull'assurdità della rivoluzione russa che anziché riportare giustizia segnò gravi ferite proprio a a coloro che avrebbe dovuto difendere.  L'opera (circa 60  pagine) sarebbe interessante solo per quest'ultimo aspetto. 

Dato che non l'ho dovuto leggere per sostenere l'esame di storia della lingua ma per rispolverare quanto studiato all'università durante i due esami di storia della lingua italiana (nonché i due di filologia romanza e quello di dialettologia), mi sono davvero divertita. Mi sono segnata anche una dozzina di citazioni che userò in classe, e anche questo consente di accumulare scorte per l'inverno che viene. Il passaggio che mi ha stupito di più? Quello in cui si rileva che fu Goldoni a introdurre tanti modi dire diventati popolari. 

Piacerebbe ai ragazzi? In piccole dosi di sicuro. All'Università a me affascinò tanto, come tutt'ora avvince, la grammatica storica. Del resto, come scrive Serianni, «si può sostenere  che la storia di una lingua altro non sia che una particolare declinazione della storia generale, alla stregua della storia dell'arte o delle istituzioni sociali». Per questo gli storici della lingua italiana non possono dimenticare che se noi diciamo "pizza alla marinara" e non alla "marinaia" è perché la gastronomia napoletana ebbe la meglio sul fenomeno linguistico fiorentino arjum > ajo. 

Ebbene sì: non è la prima volta che dapprima sfoglio il volume solo per ricordare qualche passo, poi però mi rimetto a leggere avidamente i romanzi di Jane Austen. Ci sono ancora cascata: volevo giusto cercare alcuni brani e poi mi sono ritrovata a rileggere alcune delle sue opere. Tutti i romanzi di Jane Austen sono dei capolavori, ma questo è quello che mi piace di più. Forse perché è una sorta di Bildungsroman. Emma Woodhouse è giovane, è ricca, talvolta persino sfacciata; non è saggia, qualità che si costruisce con il far dell'esperienza,  anche mettendo a rischio la vita di persone vicine e i legami con chi ci vuole bene. Alla fine la protagonista comprende che la vita non è guardarsi l'ombelico e sentirsi al centro di ogni cosa, ma saper leggere nel cuore delle persone e della realtà che ci circonda. 

Il solito stile impareggiabile di Jane Austen, costruito su avvincenti volute narrative,  nella parodia del romanzo gotico. La protagonista, Catherine, viene invitata a Northanger da colui che lei spera diventi suo suocero.  Intanto il giovane innamorato  la suggestiona con racconti lugubri e spettrali, i cui effetti sono amplificati dall'indole sognatrice della ragazza, appassionata di romanzi gotici. Un'avvincente parodia dei cliché del tempo. 

L'ironia sottile, graffiante senza cadere nel sarcasmo, fa capire al lettore l'intelligenza dell'autrice, che mentre descrive l'ingenua sognatrice Catherine chiama le sue lettrici e i suoi lettori a maggiore consapevolezza di sé e delle proprie scelte culturali (e finì di scrivere questo libro nel 1803!).

Da notare che l'avevo riletto un paio di anni fa, come ho potuto constatare andandomi a rileggere i titoli dell'a.s. 2017/18. 

Ovviamente il romanzo più conosciuto, anche per via delle serie televisive e dei film che si sono avvantaggiati (senza mai riuscire a travalicarli) dell'ispirazione creativa, della costruzione narrativa, del fine tratteggio psicologico di quest'opera. Se non l'avete letto peggio per voi, che altro posso dire? Se volete annotazioni critiche et similia, vi rimando al web e a qualsivoglia testo di letteratura inglese. 

Questo libro racconta di una battaglia che ha cambiato la storia del mondo ma non è famosa come Waterloo o Stalingrado: anzi, molti non l'hanno mai sentita nominare. Eppure secondo qualcuno segnò addirittura la fine dell'Antichità e l'inizio del Medioevo, perché mise in moto la catena di eventi che più di un secolo dopo avrebbe portato alla caduta dell'impero romano d'Occidente. Si parla di Antichità e Medioevo, di Romani e barbari, di un mondo multietnico e di un impero in trasformazione e di molte altre cose ancora. 

Soprattutto, si legge che è una meraviglia. Chi volesse può anche ascoltarsi le 5 ore e 20 della trasmissione radio, ma il volume  è uno splendido compromesso tra chi desidera lasciarsi trascinare dal ritmo della narrazione e chi vuole approfondire i contenuti, grazie alle corpose indicazioni bibliografiche in appendice. Io sono tra i primi: 248 pagine agili e avvincenti. 

Ormai lo sapete: i premi letterari mi insospettiscono quando non conosco l'autore. Ho lasciato passare undici anni, non ho visto il film, e ovviamente il solo numero di copie vendute, i riconoscimenti acquisiti, i temi trattati, meritano l'attenzione sincera e non prevenuta da parte di chiunque. 

Tuttavia, la lettura del romanzo mi ha dato l'idea di un'opera zoppa (la parte finale sembra tagliata in fretta, per terminare entro un numero accettabile di pagine). Un'opera piena di buone intenzioni più accennate che sviluppate (i genitori di Mattia e di Alice restano macchiette, come Fabio, come le compagne di Alice), costruita su di una tesi (la solitudine incolmabile che accomuna e che divide) che contempla anche alcuni dettagli un po' inverosimili e un po' patetici (una lettera che impiega un giorno per arrivare da Torino al Nord Europa; un medico che non vuole accorgersi dell'anoressia della fidanzata e moglie, liquidato nel litigio di una mattinata; un bambino che cade nella sindrome di Asperger a seguito di un trauma - questa poi è risibile). 

E ora questo libro, da quanto vedo, è già nei siti che forniscono riassunti, commenti e analisi pronte agli studenti. Dunque perché consigliarlo ai miei alunni? 

Piccola appendice velenosa, malgré le bon ton: di Paolo Giordano ho letto, su "La lettura" del 14 luglio, il racconto Paura a 4000 metri, dedicato al viaggio compiuto con la moglie in Sudamerica per veder la distesa di sale più grande del mondo. Il Nostro deve avere un problema con i finali, dove dà il peggio di sé, evidentemente. Sempre che non gli dispiaccia viaggiare da solo. Se volete spendere 2,99 euro per farvene un'idea (ma per 7 gg la prova è gratis), ecco il link .

©Paola Comelli, 2025. Tutti i diritti riservati. Le immagini sono state scattate dall'autrice.
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